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Scala, di scena il premio Mormone: "Ai giovani violinisti consiglio pazienza, coraggio e tanto amore"

Scala, di scena il premio Mormone: "Ai giovani violinisti consiglio pazienza, coraggio e tanto amore"

Gran Finale oggi alle 20 al Teatro alla Scala per il Premio Internazionale Antonio Mormone, la II edizione è dedicata al violino. Il Premio Internazionale Antonio Mormone (PIAM) è nato per onorare la memoria e il progetto visionario di Mormone, imprenditore e mecenate che ha dedicato la vita alla promozione della classica e alla valorizzazione dei giovani talenti. Le finaliste sono: Elli ChoiUSA 2001); Hawijch Elder Paesi Bassi 1998; Anna Im (Corea1997). Presidente Onorario del PremioEvgeny Kissin; presidente della Giuria Edoardo Zosi, violinista Fondatore Quartetto Adorno, che racconta.

Maestro, cosa significa oggi partecipare a un concorso?

"Mettersi in gioco e confrontarsi con altri musicisti. Non cambia molto rispetto al passato. È una tappa obbligata per qualunque musicista giovane; nello stesso tempo partecipare a una gara con la propria arte è una sorta di aberrazione, scusi il termine. Per questo Premio abbiamo provato a modulare la struttura e a scardinare alcuni postulati classici dei concorsi per avvicinarci di più all’aspetto artistico dei giovani che abbiamo di fronte. Ci siamo riusciti".

E avere la finale a Milano?

"È un privilegio organizzare un concorso in un contesto così importante. Milano è una delle grandi capitali musicali d’Europa; il Conservatorio e il Teatro alla Scala sono luoghi d’elezione della grande musica, danno lustro al concorso, ai musicisti che vi partecipano e al futuro vincitore".

Vincere un concorso importante significa avere più chance per una carriera da solista?

"Assolutamente sì. Il premio, i concerti a esso legati offrono un’attenzione mediatica capillare del pubblico, dei promoters e dei manager. Si entra in un circolo virtuoso che fornisce una spinta alla propria carriera".

Sempre più musicisti provengono da paesi orientali. Cosa portano di nuovo?

"Sono convinto che nella musica si cristallizzino in maniera palpabile le profonde differenze di impostazione culturale tra oriente e occidente. Il repertorio della musica classica al tempo stesso, salvo pochissime influenze, è puramente un prodotto della

civiltà occidentale. Ogni interpretazione è il frutto della sensibilità dell’esecutore e del suo bagaglio culturale. L’artista vedrà e riproporrà al pubblico lo spartito con lenti diverse. Una matrice storica differente chiaramente farà sì che le loro lenti abbiano una tinta diversa dalla nostra, che getta una nuova luce sul repertorio classico. È innegabile che grazie all’avvento prima delle registrazioni cd, piattaforme streaming e di condivisione, si assiste a una globalizzazione dell’interpretazione che uniforma le esecuzioni, fin troppo a mio parere".

Vuole dare un consiglio a un giovane violinista?

"Da ragazzino andai ad ascoltare il mitico Gitlis. Dopo il concerto mi recai nel camerino per poterlo conoscere e congratularmi. Chiesi un autografo e lui mi scrisse una dedica, che mi piace poter girare a mia volta alla generazione successiva: “pazienza, coraggio, amore. E tutto va bene”".

Il Giorno

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